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Lo Sblocca Italia penalizza emblematicamente le PMI delle Telecomunicazioni

lentepubblica.it • 23 Settembre 2014

Il decreto non rimuove alla radice nessuno degli impedimenti alla crescita dei più di mille piccoli provider italiani. Il Paese non può più sopportare la logica del “due pesi due misure” e quindi che a pochi si garantiscono privilegi e a tutti gli altri si lascino solo oneri

La versione del decreto Sblocca Italia pubblicata nella Gazzetta Ufficiale purtroppo non migliora il lavoro delle PMI delle TLC, Telecomunicazioni. Non rimuove alla radice nessuno degli impedimenti alla crescita delle più di mille aziende che in Italia si occupano di wireless, nonostante queste abbiano realizzato, senza alcun aiuto economico pubblico, dal 2005 ad oggi accessi a banda larga per più di un milione di utenti, spesso utenti in condizione di reale divisione digitale, e nonostante abbiano fino ad oggi creato più di 10000 posti di lavoro.

Assoprovider ha stilato una lista di misure urgenti per ripristinare equità, trasparenza, non discriminazione e chiede di iniziare dalla gestione dei contributi amministrativi delle autorizzazioni e dalla gestione delle frequenze libere e licenziate eliminando i comportamenti discrezionali, e non proprio trasparenti, che da mesi vengono denunciati. Il Paese non può più sopportare la logica del “due pesi due misure” e quindi che a pochi si garantiscono privilegi e a tutti gli altri si lascino solo oneri.

E’ necessario che parta immediatamente un catasto ad accesso “pubblico” di tutte le opere civili “sotto” e “sopra” suolo, che evidenzi quali opere hanno goduto di finanziamento pubblico e che queste siano immediatamente accessibili da tutti gli operatori alle medesime condizioni.

E’ necessario che parta immediatamente un catasto ad accesso “pubblico” di tutte le frequenze licenziate, che evidenzi quali sono gli operatori assegnatari e quali siano i contributi amministrativi incassati dallo Stato. E’ necessario che le frequenze licenziate (un bene pubblico e scarso) siano gestite non solo in piena trasparenza con un catasto pubblico, ma anche che presentino canoni crescenti al crescere degli intervalli utilizzati da un medesimo operatore (e non come accade ora che essi sono decrescenti).

Se si vuole realmente agevolare la concorrenza nel mercato dell’infrastrutturazione delle Telecomunicazioni  e ridurre le zone digital divise del paese, allora le frequenze licenziate devono presentare un costo agevolato (più basso) in funzione della dimensione economica dell’operatore ed in funzione della zona di utilizzo di un range frequenziale.

FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)

AUTORE: Dino Bortolotto

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